Il governo ha approvato una manovra di bilancio che non difende il lavoro, ma lo attacca. Una manovra di guerra, che taglia ancora risorse alla scuola, congela i salari di tutto il pubblico impiego e rinnova il contratto con aumenti che non recuperano neanche lontanamente la perdita di potere d’acquisto di docenti e personale ATA, ma aumenta la spesa militare e regala miliardi di euro a banche, imprese e rendite da capitale. Mentre i prezzi continuano a salire, gli stipendi restano da fame e le pensioni si riducono ogni anno. Si lavora di più, si guadagna di meno e si vive peggio.
Questa non è crisi: è una scelta politica, e chi la paga sono i lavoratori e le lavoratrici.
Si rimanda al volantino in allegato per tutti gli altri dettagli

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